02 marzo 2008
non è un paese...
Un'America desertificata, scarnificata e spettrale nella magistrale mise en espace dei fratelli Coen ci regala uno dei film più originali e intensi degli ultimi anni. Lavorando per sottrazione i Coen svuotano ogni fotogramma da qualsiasi elemento decorativo e inessenziale lasciando in scena soltanto ciò che è necessario alla narrazione. Ogni immagine viene percepita dallo sguardo dello spettatore come definitiva e narrativamente autonoma, ogni immagine è immagine chiave per decodificare ciò che semplicemente appare. "Non è un paese per vecchi" asciuga la gola e rallenta il battito delle ciglia, ti pone fuori perchè non c'è nessun dentro a cui appartenere, nessun appiglio a cui aggrapparsi, l'unica ciambella emotiva sembra essere lo sceriffo interpretato da Tommy Lee Jones, ma è una ciambella bucata aggrappati alla quale si affonda con lui. Javier Bardem pietrifica, in un solo sguardo, uno degli psicopatici più disarmantemente convincenti della lunga tradizione cinematografica americana. Totalmente privo di colonna sonora quasi a volerne sottolineare la forza puramente iconica, "Non è un paese per vecchi" dà volti e gesti a tutta la migliore letteratura che guarda dentro al pozzo dell'incubo americano, e che ha come suoi maggiori interpreti Cormac MacCarthy, dal cui libro è tratto il film, e James Crumley. Filmando l'intermittente amoralità dei suoi protagonisti (Josh Brolin si mette nei guai per un pentimento e un inutile gesto di pietà quando porta l'acqua al messicano morente) e smascherando l'alibi del Caso, (Bardem chiede alle sue vittime di giocarsi la vita a testa e croce ma Kelly Mc Donald si rifiuta dicendogli "sei tu che decidi") i Coen non abbandonano un punto di vista profondamente morale che non vive nei personaggi ma nei sussulti di un'umanità ormai corrotta e disperata. Ah, tutto un giro di parole per dirvi: andate a vederlo!
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5 commenti:
Vogliamo più spesso i tuoi "cahiers du cinema".
Era già in agenda naturalmente, ma ben vengano giri di parole di cotal livello!
E' un film che mi ha colpito profondamente, per tantissimi motivi ma soprattutto perchè solido e ricco, senza fronzoli. Non capisco ancora perchè Mereghetti sul Corriere abbia tacciato i Coen di moralismo: in questo contesto apparirebbe più un valore che un limite!
Non ho visto il film. Ma il libro è uno dei più belli che abbia letto negli ultimi anni. Un libro per il quale si può usare la parola moralismo al di là di tutte le forme con un senso alto e forte come la si poteva usare solo nei tempi antichi.
ma per piacere.
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