Il ricordo di 2046 di Wong Kar Wai mi accompagna da quella sera del 2004 quando, uscito dalla sala di proiezione, ho cominciato ad accumulare densi strati di immagini e dialoghi dal film quasi senza accorgermene, come se la pellicola sedimentasse dentro di me per non abbandonarmi più. Come succede con alcuni film (o meglio, alcune opere) s'instaura un rapporto intimo e segreto, misterioso e complesso fatto di corrispondenze e rimandi sotterranei ai quali non si riesce a rinunciare. E quando abbiamo pensato a questi numeri di Cabaret Voltaire dedicati al tema della memoria, ho subito avuto l'impulso di parlare di questo film, impulso che è diventato quasi un'ossessione soprattutto perché ho deciso che non lo avrei rivisto, lo avrei, appunto, ricordato. La stratificazione del film e la complessità degli esili intrecci affidati alle leggi del caso, gli incontri fugaci e i dialoghi allusivi ad un altrove nel tempo e nello spazio, costruiscono un'architettura sofisticata e rarefatta fatta di tempo e di memoria. Tutto il film allude a ciò che è trascorso, al ricordo dell'incontro mancato, alla promessa venuta meno, all'istante come contenitore di un passato eternamente presente a noi stessi e dolorosamente e irrimediabilmente perduto e lontano. Eccessivo, ridondante, pieno di dettagli, imperfetto, a tratti irritante nella sua ricerca estetizzante di legare a sé lo sguardo dello spettatore, non permette l'abbandono, non consente di smarrirsi fra rallenty, ripetizioni, musiche pericolosamente inclini al kitsch e sigarette, e pioggia. Tutto ciò in una Hong Kong glamour e fatiscente, quintessenza teatrale di un'intenzione estetica dichiaratamente melò, dunque giocata sull'impossibilità dell'amore, sul perdersi e sulla sua conseguenza diretta, il ricordare. 2046 gioca con il tempo, tempo trascorso e tempo immobile, sospeso, tutto è dolorosamente già passato, già ricordo. Nell'attimo stesso dell'incontro, nella malinconica gioia dell'amplesso, gli amanti di Wong Kar Wai sono già ceneri del tempo, frammenti separati di un futuro ricordo.
Corriere vicentino novembre 2009
6 commenti:
Ecco, bravo!
qui emerge la mia ignoranza cinematografica, perchè il film non l'ho mai visto: quindi a me è tolta perfino la possibilità del ricordo o la decisione di non rivederlo. (Che dici devo colmare la lacuna?)
goodnight: intendevo bravo perchè ha iniziato finalmente a pubblicare i suoi articoli. Non per il suo giudizio sul film. :)
goodnight: Beh, ovviamente io penso che dovresti colmare questa lacuna, Wong Kar Wai è il mio regista preferito degli ultimi anni. Ha le mie stesse ossessioni e filma in maniera magistrale, quindi sopporto anche i suoi difetti. Tre titoli: il celebrato In the mood of love, il succitato 2046, il piccolo ma delizioso Hong Kong express.
Ma come? Scrivi di cinema e lo scopro adesso? Spero sia l'inizio della serie anche qui sul blog!
Dei tre non ho visto l'ultimo, immagino meriti.. perché piccolo? è un corto?
Reboman: piccolo come "ambizioni" non come durata o esito... per quanto riguarda il cinema ne scrivo saltuariamente e puoi recuperare dall'etichetta "cinema" quelle scritte sul blog. E a dirla tutta ho fatto il proiezionista per otto anni nei cinema della mia città, qualcosa è rimasto..
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